Il villaggio di San Salvatore a Cabras: da luogo sacro agli spaghetti western

il villaggio di San Salvatore

Un viaggio nel tempo grazie al villaggio di San Salvatore a Cabras. Da luogo sacro per il culto dell’acqua a location per spaghetti western, passando per la fede islamica e cristiana.

Mettici la siccità, aggiungi un popolo amante di riti, la condivisone di una fonte sacra e la polvere, l’aridità dei caldi pomeriggi estivi sardi e ti porto in una location di film western che nasconde millenni di magia e ritualità.

San Salvatore: dal rito dell’acqua a villaggio western

Il culto dell’acqua in Sardegna

In una regione come la Sardegna, tanto secca e sterile è ragionevole pregare all’acqua con frequenti riti propiziatori. Ci sono tanti lasciti e reperti che documentano il culto dell’acqua, uno dei più importanti siti archeologici riguarda il Parco di Santa Cristina.

L’ipogeo di San Salvatore e il pozzo sacro

Così nasce nella notte dei tempi l’ipogeo di San Salvatore, attorno ad una fonte dall’acqua ritenuta curativa e medicamentosa fin dall’età nuragica.

Successivamente fu costruito un antico tempio pagano per pregare Maimone, l’antico spirito dell’acqua. Quando le divinità hanno cambiato nome, questo tempio è stato sovrastato da una Chiesa Cattolica che nel XVII secolo prese il posto dell’antico ipogeo destinato al culto delle acque.

La Chiesa di San Salvatore

Per visitare il villaggio di San Salvatore a Cabras dovete partire proprio dalla Chiesetta. Scendendo le scale interne, come se fossero una macchina del tempo, potrete trovare i lasciti pagani e quelli nuragici, tutti a celebrare e ricordare la sacralità di quel luogo e la potenza e l’energia dell’acqua. Culti sovrapposti e religioni scavate nella roccia e attestate da antiche pitture raffiguranti divinità e preghiere, è anche presente un’invocazione per Allah.

Alla ricerca del culto dell’acqua non dimenticate di tuffarvi nel tratto di mare antistante funtana meiga, la fonte magica di acqua dolce con proprietà terapeutiche che si trova … in mezzo al mare!

Il villaggio western di San Salvatore

Attorno alla Chiesetta è sorto un piccolo abitato per ospitare i pellegrini che arrivavano per i riti che venivano svolti per la festa del Santo.

Le case basse e colorate, chiamate cumbessias o muristenes, formano insieme alla chiesetta il “villaggio western”.

il villaggio di San Salvatore a Cabras
Manca solo l’arbusto rotolante tipico delle aree desertiche

Film girati nel villaggio western di San Salvatore

Spesso capita che alcune zone sacre vengano utilizzate in modo profano, ma si sa.. l’energia si trasforma e si manifesta in tanti modi.

Così, fin dagli anni ’60, data l’atmosfera da New Mexico, dove la siccità e la polvere galoppano, il Santuario di San Salvatore è stato trasformato in set per film western.

Ma dopo alcuni documentari e spaghetti western l’industria cinematografica si è spostata velocemente verso altri lidi più adeguati e più economici come cinecittà. E il villaggio di San Salvatore è entrato a far parte dell’industria turistica.

Grazie ad alcuni elementi che erano stati aggiunti per girare i film: quali il pozzo finto al centro del paese, il saloon con le postazioni per i cavalli, la piazza per le impiccagioni, il villaggio ha sempre attirato turisti.

Purtroppo un incendio doloso ha rovinato alcune di queste costruzioni ma il villaggio merita comunque una passeggiata nel tempo. Ecco come era prima dell’incendio.

villaggio western
Queste sono le cumbessias: le casette basse dove vengono ospitati i pellegrini

La Festa di San Salvatore e la corsa degli scalzi


Il villaggio di San Salvatore viene abitato solo pochi giorni all’anno. A settembre in occasione della Corsa degli Scalzi, quando gli abitanti tornano nelle poche case per animare la festività.

Ogni primo fine settimana di settembre viene ripetuta una tradizione storica e religiosa.

Un centinaio di uomini di Cabras, di tutte le età, vestiti con un saio bianco e scalzi, portano la statua del Santo per sette chilometri. Corrono lungo una strada sterrata, piena di sassolini bianchi e cotta dal sole.

Tale rituale vuole rievocare la fuga che dovette fare la popolazione locale quando nel XVII secolo l’arrivo dei saraceni fece mettere la statua del Santo al sicuro.

La leggenda narra che il polverone alzato da questa corsa mise in fuga l’invasore che credette di dover affrontare un enorme esercito e se la diede a gambe levate. E’ una di quelle tradizioni ricche di devozione e coraggio, il corteo si sposta di corsa dalla Chiesa di Santa Maria Assunta fino al villaggio di San Salvatore.

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