I bronzetti nuragici sono uno dei simboli più importanti della cività nuragica.
Sommario
Da idoli a giocattoli
Fin da piccola mi sono sempre piaciute queste statuette verdognole a forma di guerriero, ogni tanto a casa ne spuntava una nuova.
In particolare mi piaceva quella a forma di stregone, una specie di Gandalf nuragico. Questa statuetta è sempre stata nella mia scatola dei giochi, insieme alle Barbie.
Me le regalava mio padre che a sua volte le riceveva dai suoi clienti per Natale, insieme a qualche calendario.
Ci ho messo un po’ a capire che erano solo riproduzioni.
Perché i falsi bronzetti con cui giocavo io erano industriali ed avevano un marchio Made in China, mentre gli originali, quelli artigianali, sono fatti in Sardegna e sono databili tra il XIII e il II secolo A.C., nel passaggio tra l’età del bronzo e l’età del ferro.
Sì, gli esperti si sono riservati un certo margine nello stabilire la data della loro origine!
Dove sono esposti i bronzetti nuragici
Anche se la mia collezione era notevole i reperti più belli si possono ammirare nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e nel Museo Archeologico e Etnografico Nazionale Sanna di Sassari, ma sono conservati in numerosi musei del mondo. Ad esempio al British Museum e al Louvre.
Finora ne sono stati ritrovati all’incirca 500, senza considerare quelli presenti in moltissime collezioni private essendo stati oggetto di traffico d’arte.
Ricordo che qualche anno fa la casa d’aste londinese Christie’s ne mise in vendita alcuni e il prezzo base era di qualche decina di migliaia di euro, con grande risentimento di tutti i sardi, essendo il valore storico e archeologico inestimabile!
I bronzetti in effetti sono antichissimi, tra i reperti più raffinati esistenti al mondo riferibili all’età del bronzo. Inoltre tutte le curiosità e i misteri non ancora svelati intorno alla loro funzione ne esaltano la loro magia.
La tecnica per realizzare questi idoli si chiama “della cera persa” e serviva uno stampo di terracotta che veniva riempito di cera, si inseriva da un buco il materiale fuso che scioglieva la cera che si disperdeva un altro buco in fondo allo stampo.
Significato e rappresentazione dei bronzetti nuragici
Raffigurano soprattutto guerrieri, arcieri, capi tribù, ma vi sono anche statuette rappresentanti idoli.
Tra i più curiosi vi è la statuetta detta “la madre dell’ucciso”, che sembra una antica pietà nuragica. Rappresenta infatti una madre – figura di donna più grande – che ha in braccio il corpo di un uomo adulto morto, anche se fisicamente molto più piccolo di lei.
Tra i più preziosi e interessanti ci sono le navicelle, cioè bronzetti a forma di imbarcazioni, probabilmente utilizzate come lucerne e che hanno sparigliato alcune convinzioni degli storici, in particolare perché i passeggeri della barca sono scimmie, animali non proprio autoctoni della Sardegna.
Questi indizi farebbero pensare ad una flotta di navi che era solita andare per mare verso terre molto diverse all’interno del Mediterraneo.
Inoltre i guerrieri rappresentati dai bronzetti nuragici racconterebbero i segreti dell’antica popolazione della Sardegna, gli Shardana, che parrebbero uomini della guardia reale del faraone Ramses II, ritrovati in alcuni bassorilievi presenti in Egitto.
Mentre i giganti di Mont’e Prama sarebbero le rappresentazioni degli stessi guerrieri ma in pietra.
Storia dei bronzetti nuragici: da idoli sacri e idoli bugiardi
Intorno al mistero dei bronzetti nuragici vi è un altro mistero, anzi una vera e propria truffa compiuta ai danni di Carlo Alberto di Savoia nel corso del 1800.
Il re acquistò da un noto archeologo dell’epoca, nonchè direttore del Regio Museo di Cagliari, circa 300 statuette considerate come originali bronzetti nuragici sardo fenici.
Ma ad essere truffato non fu solo il re, che li acquistò ad una cifra considerevole, ma tutti gli archeologi che in quel periodo si occuparono degli scavi e ritrovamenti. Questi cominciarono ad attribuire incredibili significati e teorie sull’origine delle false statuette, non sapendo però che erano state semplicemente commissionate ad un mastro ferraio il cui laboratorio si trovava a due passi dal museo.
Da quest’anno i falsi idoli si trovano esposti al Museo Man di Nuoro nell’ambito della mostra “il Regno Segreto. Sardegna – Piemonte: una visione post coloniale”.