L’Ogliastra nasconde montagne preziose e altissime, abitate da caprette e da artisti unici al mondo, come Maria Lai di Ulassai, la creatrice dell’Arte Relazionale.
Sommario
Ulassai nasconde montagne di energia creativa
Se penso a Maria Lai e ai suoi compaesani penso che l’Ogliastra nasconde montagne di folli e di follia! Un’intera popolazione che ha deciso di legarsi ad una montagna, letteralmente. “Legarsi alla montagna” l’opera più importante di Maria Lai non è altro che una rappresentazione simbolica ed artistica del legame che in genere si ha con i propri luoghi.
Legarsi alla montagna: da leggenda a opera d’arte relazionale
Per persone nate e cresciute all’ombra dei Tacchi di Ulassai la montagna è parte integrante della propria vita. Un monte che ama e odia, ci dà ombra, ci dà erba per le nostre capre, ci dà protezione ma ci può anche opprimere e fare del male come quella volta che la montagna è crollata, uccidendo delle bambine. Solo una si è salvata perché, dice la leggenda, stava inseguendo un nastro blu. Da allora si mette un nastro blu nelle culle dei neonati come portafortuna.
Maria Lai di Ulassai
Anche Maria Lai seguiva il suo nastro blu, lei cercava la sua voce per raccontare quello che aveva dentro. Anche da anziana aveva solo una vocina leggera, flebile, come quella di una bambina rugosa. Dopo tanti anni di studio e applicazione arriva a a capire che l’arte esiste se vi è relazione con chi osserva. Decide così che la sua arte sarebbe esistita se anche il resto del paese avesse partecipato. E il paese partecipa. E la sua voce si trasforma, diventa la voce corale del paese, diventa la voce della montagna, un vocione.
Il principale problema dei paesani non era certo legarsi all’amata montagna, ai tacchi di Ulassai ma legarsi magari al vicino di casa con il quale non sia andava d’accordo per vecchie più o meno insulse ruggini. Poi siccome in Sardegna non siamo per niente testardi e orgogliosi!…
Legarsi alla montagna: la prima opera di arte relazionale
Comunque alla fine Maria e il suo paese riescono a completare l’opera e nasce così una nuova forma d’arte. Non più arte da osservare dall’esterno, da guardare ma piuttosto da fare. Opere artistiche che esistono solo a partire dalla relazione con gli altri. Non si può conoscere quale sarà il risultato perché l’opera si concretizza facendola, non è presente nella testa di un solo artista, ma nasce della volontà dell’insieme degli attori.
La stazione dell’arte di Maria Lai ad Ulassai
Le opere di Maria Lai le trovate innanzitutto nel bellissimo Museo allestito nella vecchia stazione del paese. Raccomandiamo la visita guidata, Le guide sono di una preparazione unica: sapienti, ironiche e vi racconteranno tanti aneddoti sull’artista, che è morta solo nel 2013.
Ma tutto il paese di Ulassai è un parco giochi realizzato con le opere d’arte dell’artista. Passeggiate per le stradine del paese, seguite le tracce dell’arte e giocate con le opere.
Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte.
Maria Lai
Tessendo memoria
Altre opere importanti di Maria Lai sono i suoi libri confezionati nel telaio. Il telaio come il principale strumento tecnologico a disposizione delle donne che viene utilizzato anche come macchina da scrivere. Filo e parole che cuciono altri legami.
Alcune di queste opere bellissime le puoi trovare conservate al Museo di Aggius, nella sezione dedicata all’arte del tappeto sardo.
Ciò che più mi colpisce di questa artista è la sua “guerra” quotidiana per trovare il modo migliore per far uscire le parole che aveva dentro.
Maria voleva essere “originale” e presto capisce che l’unico modo per essere originali è “tornare alle origini”
dal podcast di Morgana (Murgia – Tagliaferri)
Capisce che i maestri sono attorno a noi. Sono la montagna, le leggende, le voci del paese. Sono le radici di ginepro che hai lasciato nella tua terra ma che ti tengono ben legata ad essa.