Il mirto sardo è il re dei digestivi di Sardegna, non è un semplice liquore.
E’ un nettare denso e vischioso, non un distillato qualunque.
Il colore è rosso, anzi è rubino imbottigliato con minimo 30° di gradazione!
Sommario
Sardi distillatori seriali
Non c’è famiglia in Sardegna che non abbia la sua distilleria clandestina di mirto.
In realtà nelle famiglie sarde si prova a distillare qualsiasi cosa cada dagli alberi o avanzi ai vicini, dalle carrube ai fichi d’india, con la nuova frontiera di tutte le erbe aromatiche!
Attenzione quindi ad essere invitati a cena da un sardo: ci sarà sempre un momento dopo cena dove si cominceranno ad aprire ghiacciaie e credenze e a tirare fuori bottigliette di ogni tipo, colore ma soprattuto annata e gradazione!
Ma il re di questi distillati, per chi possiede terreni e cespugli rigogliosi, è sicuramente il mirto.
Le varianti di mirto sardo
Le due varianti più comuni sono il mirto bianco e rosso: la cui differenza consiste nella macerazione delle bacche nel caso del mirto rosso o delle foglie dell’arbusto nel caso del mirto bianco.
Nel nostro ultimo viaggio in Barbagia abbiamo scoperto una terza tipologia di distillato: l’amaro di mirto.
L’amaro di mirto
Durante una cena a base di bovale, di cacciagione e di pasta fatta in casa in uno dei peggiori bar di Ruinas, il buon Walter, forse la persona che cucina meglio al mondo, e generosissimo sia con le porzioni che con le spiegazioni delle sue ricette, dopo la diciottesima portata, ha deciso di iniziarci a questa novità.
La leggenda dice che ci sono voluti almeno 4 anni di prove per arrivare a questa ricetta definitiva. E potete anche chiedergliela, ve la rivelerà, perchè è praticamente impossibile da replicare… a meno che non siete una capretta del Gennargentu.
Perchè il mirtoamaro è un distillato di oltre 40 infusioni tra piante ed erbe aromatiche raccolte dalle campagne intricate di rovi della Sardegna, fino alle montagne del Gennargentu e alle coste orientali, alla ricerca del difficile equilibrio fra queste molteplici note per un risultato amarissimo quasi come una brutta medicina, ma capace di farti digerire cinghiali sardi ripieni!
La ricetta originale appartiene a Bresca Dorada ma in alcune famiglie particolarmente innovative nella tradizione si prepara questo amaro in cui l’infuso di bacche di mirto impreziosisce le note degli estratti di erbe.
Come usare il mirto
Il mirto sardo non è di certo solo un semplice liquore digestivo – anche se funziona benissimo dopo una cena sarda nella quale chiaramente si è esagerato – ma è una vera e propria istituzione dell’enogastronomia dell’isola!
Viene infatti utilizzato in tanti altri modi.
Ecco pronte per voi una sfilza di buone idee da dopocena.
La seadas al gelato di mirto
I dolci al mirto
Il liquore di mirto viene utilizzato come ingrediente base per tanti tipi di dolci sardi, ad esempio nei gueffus al mirto oppure per i vari torroni.
Il sorbetto al mirto
Il mirto per la carne
I rami di mirto si utilizzano per aromatizzare la carne e per la tipica cottura del maialetto sardo.
Le proprietà del mirto
L’elenco delle proprietà del mirto sono infinite, e la prima è sicuramente quella del regalare un grande buonumore, la seconda è favorire le funzioni digestive.
A seguire le varie proprietà balsamiche, antinfiammatorie, astringenti, antisettiche, pertanto trova impiego in campo erboristico, per i cosmetici bio e nel campo farmaceutico.
Il mirto sardo più buono
Se non puoi organizzarti una distilleria di mirto in cantina o non hai abbastanza piantine puoi ovviamente approfittare delle marche che si trovano in tutti i supermercati.
Secondo noi, tra le migliori da provare ci sono Silvio Carta e il Mirto del Contadino.
Oppure, tra quelle più mainstream, vi consigliamo il mirto di Bresca Dorada o il mirto Zedda Piras che dal 1854 non ha più confini nel regalarci questo denso nettare dolce e amaro, in particolare quello ottenuto dalle pregiate bacche raccolte a mano degli arbusti di mirto che crescono nell’Oasi di Monte Arcosu.