Il pozzo sacro di Santa Cristina, uno di quei luoghi della terra dove pensi: qui deve essere successo qualcosa di grosso- Tra equinozi, lune che si fondono con l’acqua e pellegrini che vengono da lontano, dalla notte dei tempi.
Sommario
- Il culto dell’acque in Sardegna
- Ingresso all’Area Archeologica di Santa Cristina
- Come è fatto il pozzo sacro di Santa Cristina
- La nostra esperienza surreale tra pellegrini venuti da lontano
- Rituali moderni di gioia e purificazione
- Il fenomeno dell’equinozio al pozzo di Santa Cristina
- Il fenomeno dell’ombra capovolta e le scale per l’aldilà
- Il villaggio nuragico
- Il villaggio cristiano
- L’unica certezza è che era un luogo speciale
Il culto dell’acque in Sardegna
Primo pomeriggio di piena estate. Percorriamo la piana brulla e ingiallita dall’erba bruciata dal sole, illusi di riuscire a ripararci all’ombra del tipico muretto a secco accanto al quale stiamo camminando, neanche fossimo un bassotto.
Cominciamo ad irritarci, che caldo, ma non doveva esserci acqua?
Non stavamo andando a vedere il sito archeologico famoso in tutto il mondo per il culto dell’acqua, il pozzo di santa Cristina?
Avevano ragone questi nuragici a pregare per l’acqua. A vedere attorno è tutto brullo e della Dea Acqua nemmeno l’ombra.
Pare infatti che i nuragici usassero riunirsi e pregare attorno ai pozzi sacri, in certi periodi dell’anno, quando la luce della luna allo zenit penetra nel pozzo unendosi alla acqua.
Ingresso all’Area Archeologica di Santa Cristina
Dopo aver fatto il biglietto per visitare l’intera area archeologica, all’onesto prezzo di 5 euro, entriamo nel sito.
Attorno a noi distesa di terra riscaldata dal sole ed ecco qualche cartello esplicativo. Vediamo se capisco qualcosa in più. Vedo in lontananza altre persone. Sembrano turisti però sembrano “strani”… ma ancora non immaginavo quanto!
Saranno un gruppetto di sei o sette persone, ognuno ha qualcosa in testa per ripararsi dal sole. Alcuni hanno una tunica, altre persone più indietro camminano aiutandosi con un bastone da pellegrino.
Ad un certo punto non li vedo più, scompaiono, la terra inizia ad inghiottirli. O si è aperta una voragine nel terreno oppure si scende per entrare dentro il pozzo.
Come è fatto il pozzo sacro di Santa Cristina
Ho bisogno di scorgermi – non sono un bassotto ma quasi – e vedo che il profilo della collinetta aveva nascosto uno perfetto buco della serratura. Il pozzo di santa Cristina ha la forma di una “serratura”, si arriva in fondo con 25 gradini che portano ad una piccola pozza d’acqua collegata da una falda ancora attiva.
E altrettanti venticinque gradini costituiscono una scala rovesciata, quasi ad indicare alternativi mondi paralleli e sottosopra dai quali si può accedere per arrivare in fondo al pozzo, è tutto piuttosto inquietante ma molto suggestivo e misterioso.
Attorno al pozzo sacro vi è un gradino dove forse i fedeli sedevano in raccoglimento e che assume la forma di una serratura.
Ciò che colpisce del pozzo sacro è la sua perfetta conservazione. Intorno al pozzo sacro vi sono resti di capanne. Ben conservata è la capanna delle riunioni dove, secondo gli archeologi, i popoli nuragici che arrivavano qui per la preghiera si riunivano in pace per tutto il periodo del rituale.
Proprio come ancora adesso fanno i pellegrini cattolici che vengono a Santa Cristina per il novenario.
La nostra esperienza surreale tra pellegrini venuti da lontano
La pozza d’acqua infondo ai gradini è rotonda e vedo quei pellegrini che vi entrano nonostante sia vietato entrare nell’acqua.
Mi siedo sui gradini al fresco, arrivano anche altre ragazze e ci accorgiamo che quei personaggi strani altro non sono che un gruppo di animisti arrivati dal sud America per pregare la Dea acqua.
Cominciano a spogliarsi, e poggiano i loro oggetti sopra i gradini.
Si sente la loro emozione. L’emozione di chi, dopo un lungo viaggio è arrivato in un posto che ritiene magico, di cui parlano le leggende. Si guardano negli occhi tra loro questi matti felici, piangono e ridono, si prendono per mano ed entrano dentro il pozzo, restano in cerchio, hanno l’acqua alle ginocchia, sono rimasti in mutande ma certo non è un problema per loro bagnarsi: sono qui per questo.
Rituali moderni di gioia e purificazione
Dopo un attimo di impercettibile silenzio dove forse il gruppo si ricongiunge con lo spirito dell’acqua, iniziano a cantare, lasciano andare le corde vocali e si accordano, ognuno sembra cantare un po’ ciò che vuole eppure sono all’unisono. La prima canzone dura pochi minuti, noi tutti li seduti che li osserviamoci godendoci il rito e l’ombra del pozzo.
Ad un certo punto il leader incrocia il mio sguardo e mi invita ad entrare con loro nel pozzo. L’acqua è nera ed è scuro, è vietato entrare nel pozzo e ho paura delle sette anche se pregano l’acqua che invece mi è molto simpatica. Faccio finta di non capire, sorrido e faccio un no con la mano. Mi godo il rituale all’asciutto.
Finita la prima canzone fanno suonare l’acqua e lì comincia la magia. Con le mani che muovono l’acqua, ognuno di loro riesce a fare delle note, delle melodie. Sta nascendo una canzone armoniosa e a cantare è l’acqua.
Io sono certa che quei pellegrini avrebbero continuato per tutto il giorno a stare a mollo nel pozzo, se il guardiano non fosse arrivato prontamente a dirgli di smettere e ad inviatrli ad uscire velocemente dall’acqua.
Il fenomeno dell’equinozio al pozzo di Santa Cristina
Si è probabilmente svolto dinanzi a noi il rituale che facevano anche i nuragici.
Popolazioni nuragiche di ogni parte dell’isola venivano in questi luoghi sacri in pellegrinaggio e vi soggiornavano per alcuni giorni per assistere all’evento al quale veniva attribuito un enorme significato e potere mistico.
E ancora oggi questo luogo sacro continua ad attrarre pellegrini.
Deve essere molto suggestivo partecipare alle celebrazioni per gli equinozi, e vedere illuminare l’acqua dalla luce della luna.
Infatti durante gli equinozi la luce della luna, penetrando dal foro sopra il pozzo, si specchia nell’acqua, risvegliando quell’antico rito nuragico con il quale veniva pregata la Dea Acqua e favorita la fertilità della Madre Terra tramite l’intercessione della Luna.
E ogni 18 anni e mezzo si svolge il fenomeno dello Lunistizio Maggiore, quando la luce della luna si specchia perpendicolarmente sul pozzo.
Il fenomeno dell’ombra capovolta e le scale per l’aldilà
Ed ecco il ruolo del sole.
Sempre durante gli equinozi, a mezzogiorno, quando il sole è allineato con il foro sopra il pozzo, la sua luce illumina l’acqua e per la rifrazione proietta la tua ombra capovolta.
Anche i gradini sono capovolti, e pare che la tua seconda ombra scenda da quelli.
Sarebbe bello conoscere il significato che per i nuragici doveva avere questo dualismo, questa moltiplicazione di ombre e proiezioni, due scale e due presenze, da ricondurre a due mondi.
Il villaggio nuragico
A poche centinaia di metri dal pozzo completa la bellezza del sito un nuraghe piuttosto grande ma soprattutto i resti dell’abitato nuragico.
Si tratta di un agglomerato di capanne di diversi periodi dal nuragico al medievale.
Il villaggio cristiano
Completa il tutto il bellissimo villaggio di Santa Cristina.
Un villaggio che nel mese di maggio si anima, la seconda domenica, per la festa in onore di Santa Cristina e la quarta domenica di ottobre in onore dell’Arcangelo Raffaele.
Nel villaggio cristiano ci sono delle casetta basse, pronte ad accogliere i pellegrini per tutta la durata del rito, detto novenario.
Nel mito popolare Santa Cristina subì il suo martirio rinchiusa in un pozzo, costruito dal padre per punire la sua fede cristiana, la leggenda dice che la Santa scese le scale del pozzo a testa in giù.
L’unica certezza è che era un luogo speciale
Siamo in un sito unico al mondo dove leggende, religioni e rituali si fondono e fanno perdere l’orientamento, nonostante la forte luce degli astri.
Come dicono al Parco Archeologico di Santa Cristina
di una cosa siamo certi, questo era un luogo speciale
Seguite gli eventi del parco sulla loro pagina facebook.
E prima di andare via ricordatevi di bere dalla bella fontanella dinanzi alla Chiesa per assaggiare il sapore e l’energia della grande Dea.